Radioterapia
Nonostante l’asportazione completa di un tumore mammario maligno, spesso si raccomanda una radioterapia di controllo. Questo perché potrebbero essere ancora presenti cellule tumorali microscopiche, che restano nascoste alla vista del chirurgo e potrebbero causare una recidiva della malattia, localmente o in altre parti del corpo. Anche alcune precancerosi, precursori del tumore al seno (come il carcinoma duttale in situ – DCIS) possono portare a una recidiva nel seno, motivo per cui la radioterapia è spesso effettuata anche in caso di DCIS. In situazioni particolari, la radioterapia della parete toracica e delle stazioni linfonodali può essere indicata anche dopo mastectomia.
Oggi la radioterapia viene effettuata quasi esclusivamente con un acceleratore lineare, che emette radiazioni ionizzanti (fotoni o elettroni) che interagiscono con il tessuto irradiato e possono portare alla morte delle cellule tumorali. Un vantaggio dell’acceleratore lineare è che l’intensità della dose è elevata, con tempi di irradiazione relativamente brevi.
Con una pianificazione e attuazione attenta, gli effetti collaterali rilevanti possono di solito essere ridotti al minimo. È importante distinguere tra effetti collaterali acuti (come arrossamento della pelle, lesioni cutanee superficiali, gonfiore del seno, affaticamento) che di solito scompaiono completamente, ed effetti collaterali tardivi, che possono comparire settimane o mesi dopo la fine del trattamento e possono essere permanenti (come alterazioni della pelle o indurimento del seno). Gli effetti collaterali su costole, polmoni e cuore sono rari. Per proteggere il più possibile i polmoni e, in particolare, il cuore, le nuove tecnologie consentono di somministrare una radioterapia con centratura tridimensionale (tecnica 3D), dipendente dal respiro, cioè la radioterapia viene somministrata solo quando il paziente inspira. Se devono essere irradiate anche le regioni linfonodali, il rischio di gonfiore del braccio (linfedema) aumenta leggermente.